Da tempo volevamo tornare sul Porrara, ma abbiamo scelto una giornata sbagliata, caldissima, insopportabile il sole che mordeva
la pelle, per cui non sarà una giornata che ricorderemo con piacere.
Imbocchiamo il sentiero che si stacca sulla destra a meno di un chilometro dalla stazione di Palena, nelle immediate vicinanze
c’è una comoda piazzola di sosta; sale con gradualità nel bosco e con qualche tornante che allevia la pendenza, nel giro di una
mezz’ora si è già fuori dal fitto degli alberi e si inizia a salire sulla dorsale qui molto ampia, dove ampi slarghi si alternano
ancora a macchie di boscaglia.
Si rimpiange subito l’ombra fitta del bosco, nonostante la giornata sia ancora giovane si suda, le gambe diventano subito pesanti
sotto il peso della calura, capiamo subito quale sarà la giornata che ci spetta.
Tra radure e boscaglia si sale prevalentemente sulla linea di dorsale, gli orizzonti si allargano e allungano verso la grande
piana a Sud che anticipa la valle del Sangro e annuncia Pescocostanzo e Roccaraso e verso Est dove una infinita serie di boscose e
bassi rilievi si allungano fino alla linea del mare; ad Ovest l’orizzonte è chiuso dalla boscosa dorsale che lenta sale fino ai 1969m di monte Pizzalto.
La traccia del sentiero è sempre molto evidente, omini e bandierine bianco-rosse che mancano mai, in una giornata come oggi non
servono, in caso di nebbia e nuvole basse avrebbero il loro senso; si sale lentamente senza strappi con diversi salti di quota
fino alla prima pettata che si vede ancora lontana e che a quota 1893m anticipa la dorsale di vetta.
Raggiungiamo l’incrocio del sentiero che sale da Palena, località Madonna dell’Altare (+2,10 ore) poco prima di inerpicarci su
tracce franate e sconnesse della pettata fino a quota 1893m. Gli orizzonti ad Est raggiungono il mare, ad Ovest sono formati dalla
lunga dorsale del Rotella, fino al Genzana e alle montagne del parco, a Sud si è scoperta quasi per intero l’enorme calotta della
Maiella. Sotto, in direzione Est, sfilano incastrati tra la montagna madre e i boschi i diversi paesi che contornano il massiccio,
Pelena, Taranta Peligna, Lama dei Peligni. Ormai sopra i 1900m le speranze che la quota ci desse un po' di sollievo si infrangono
sull’improbabile quanto incredibile ristagno della calura, il più è fatto, non abbandoniamo l’escursione con l’unico intento di
dare senso alla giornata, di divertimento ne rimane poco.
Fino ai 2137m della cima del Porrara rimangono duecento metri di salita e poco meno di due chilometri, inezia in altri momenti,
quasi un sacrificio oggi. Sul filo di cresta o poco sotto la traccia sale con gradualità, la croce di vetta in alcuni tratti già
si vede da lontano, si nasconde quando siamo sotto le piccole elevazioni che guadagnano quota. Quando ci siamo quasi e tra noi la
croce non c’è quasi più nulla da salire la vista raccoglie la Majella intera, e il vicino Morrone, da qui una copia in scala ridotta
della enorme calotta della montagna madre. La cima è affollata (+1,20 ore), siamo in tanti ad aver sfidato la giornata calda.
Con l’idea del rientro non ci gustiamo nemmeno la lunga sosta in cima e una delle viste più belle sul complesso Majella/Morrone,
rinunciamo a raggiungere Cima Ogniquota, c’è da scendere e risalire e tra andata e ritorno sarebbero alti tre chilometri da ammucchiare
sulle gambe, idea oggi insopportabile.
Ci diamo più tempo, appollaiati poco sotto la croce ci facciamo rapire dai versanti davvero ripidi che “calano” ad est e ad Ovest,
è davvero una cresta intrigante, sottile, lunga e molto molto panoramica, peccato che non l’abbiamo mai affrontata in condizioni
meteo ottimali per potercela gustare come si deve; dobbiamo forse tenerla in calendario per una ulteriore salita/traversata? Chissà…
Poco meno di mezz’ora e ripartiamo per il rientro, ovviamente stessa linea di discesa, c’è poco da raccontare, è stata massacrante
e vissuta male, doveva solo finire presto ed è durata 2 ore e 15 minuti.
Mariano all’osteria alla stazione di Palena è dietro l’angolo, ci ha accolto con la solita franca e schietta ospitalità, all’aperto,
sotto un tendone, con una brezza leggera ed inaspettata, inutile dire che c’è voluto poco per riprendersi.
L’estate, agosto in particolare, non è stagione per la montagna, almeno qui da noi, la scorsa settimana, sulle Alpi tutto questo caldo
non l’abbiamo sentito, anzi…